Cosa fare in caso di crisi aziendale

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Cosa fare in caso di crisi aziendale? Devi sapere innanzitutto che da quando il nuovo Codice della Crisi d’Impresa è entrato in vigore (a partire dallo scorso 16 luglio), le aziende sono tenute a munirsi di un sistema di controllo contabile, amministrativo e organizzativo in linea con le loro dimensioni e con il livello di complessità dell’impresa.

Gli imprenditori individuali, secondo questa disposizione, hanno l’obbligo di ricorrere alle misure che servono a identificare lo stato di crisi in maniera tempestiva, affinché possano essere assunte subito le iniziative che occorrono per fronteggiarlo.

D’altra parte, gli imprenditori collettivi hanno l’obbligo di istituire un assetto contabile, amministrativo e organizzativo in linea con quanto previsto dall’articolo 2086 del codice civile.

Ecco cosa fare in caso di crisi aziendale

In caso di crisi aziendale in primo luogo è necessario rilevare gli squilibri di natura finanziaria, economica o patrimoniale. Dopodiché bisogna appurare la sostenibilità dei debiti e verificare le prospettive di continuità aziendale per i seguenti 12 mesi.

Un assetto organizzativo adeguato

Gli imprenditori, dunque, sono tenuti ad attuare un assetto contabile organizzato appropriato, affinché le performance dell’azienda possano essere monitorate in maniera continuativa.

Nel caso in cui lo stato di crisi venga accertato, l’imprenditore – qualora  scelga di ricorrere al nuovo strumento di composizione negoziata – può rivolgersi al Segretario Generale della Camera di Commercio che ha la competenza territoriale per chiedere la nomina di un esperto indipendente nel caso in cui perseguire il risanamento aziendale appaia ragionevole.

Quindi l’esperto è chiamato a favorire le trattative che coinvolgeranno non solo l’imprenditore e i creditori, ma anche tutti gli altri soggetti che possono essere coinvolti nella prospettiva di un superamento della crisi.

Lo stato di crisi

Dall’entrata in vigore del nuovo codice della crisii, in effetti, non si parla più di fallimento.

Lo stato di crisi di un’azienda, da un punto di vista finanziario ed economico, può essere considerato come la situazione di incapacità dell’azienda di generare flussi di cassa, non solo presenti ma anche prospettici, tali da poter assicurare sia l’adempimento delle obbligazioni che sono già state assunte sia quello delle obbligazioni pianificate.

È possibile che lo stato di crisi di un’impresa si concretizzi tramite fenomeni di tipo endogeno o di tipo esogeno. Per quel che riguarda i fenomeni di origine endogena, la circostanza più comune è rappresentata da una crisi di liquidità che, nella maggior parte dei casi, deve essere ricondotta a una gestione non adeguata del circolante commerciale.

Lo stato di insolvenza

Le situazioni che abbiamo menzionato, nel caso in cui vengano gestite in modo non adeguato, possono mettere a repentaglio la continuità aziendale fino a trasformarsi in uno stato di insolvenza a tutti gli effetti.

Con la crisi, in sostanza, si rileva l’evidenza di una probabilità di insolvenza che non è remota. Questa manifestazione non viene percepita da soggetti terzi, nel senso che l’impresa continua a rispettare le obbligazioni, ma può essere rilevata dai più importanti indicatori di carattere finanziario ed economico. Quando la crisi diviene irreversibile, l’esito finale non può che essere costituito dallo stato di insolvenza.

Come fare per monitorare le performance aziendali

Le performance aziendali possono essere sottoposte a monitoraggio sia con una visione forward looking che con una visione backward looking. La prima consente di giungere a una valutazione della capacità dell’impresa di generare flussi di cassa positivi tali da permettere di ripagare i flussi di debito nel corso dei dodici mesi seguenti. La seconda, invece, serve a definire lo stato di salute dell’azienda sia nell’esercizio in corso che in quelli precedenti, in modo che possano essere valutati degli squilibri sul fronte della liquidità, della solvibilità e della redditività.

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