Crisi di impresa: contattaci senza impegno
La nostra missione è quella di fornire assistenza legale e soluzioni strategiche per aiutare le imprese a superare la crisi di impresa individuando gli strumenti più adeguati al singolo caso prospettato.
Riteniamo che ogni situazione richieda un approccio unico, e siamo pronti ad ascoltare la tua storia e offrire la consulenza legale necessaria per affrontare con successo la tua situazione.
Siamo disponibili per discutere, individuare e valutare tutte le opzioni disponibili e sviluppare una strategia personalizzata per il tuo caso specifico.
La tua tranquillità è la nostra priorità, e crediamo che una consulenza legale tempestiva e adeguata possa fare la differenza nel superare le sfide che stai affrontando.
Non esitate a contattarci per fissare un appuntamento e per pianificare il futuro della tua azienda.
Cosa dice il codice della crisi di impresa
Il Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza (C.C.I.I.) definisce lo stato di crisi come una condizione del debitore che “rende probabile l’insolvenza e si manifesta con l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a for fronte alle obbligazioni nei successivi dodici mesi”.
Al fine di contenere la crisi ed evitare che la stessa si traduca in insolvenza, è fondamentale rilevare tempestivamente ogni squilibrio economico finanziario intervenendo nel più breve tempo possibile con gli strumenti più adeguati messi a disposizione dal nostro ordinamento.
La riforma del diritto fallimentare si è proposta diversi obiettivi: uno dei più importanti è proprio quello di favorire il risanamento delle imprese in crisi e salvaguardare i complessi produttivi.
Un traguardo che può essere raggiunto mediante la valorizzazione degli accordi negoziali, così che possano essere tutelati non solo i livelli occupazionali, ma anche il valore aziendale.
La Liquidazione Giudiziale prende il posto del Fallimento e la stessa viene intesa come procedura residuale alla quale ricorrere esclusivamente nel caso in cui non sia possibile ristrutturare l’azienda in difficoltà.
Acquistano un ruolo principale tutti quegli istituti preposti alla conservazione dell’impresa che siano in grado di evitare una sua definitiva disgregazione.
Quali sono le cause della crisi di impresa
Congiuntura economica
Ritardi nella riscossione dei pagamenti
Obsolescenza delle attrezzature
Contrazione della domanda per il settore di riferimento
Risorse umane inefficienti
Strategie di mercato inefficienti
Eccessiva esposizione debitoria
Inadeguatezza degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili
Quali procedure adottare per la risoluzione della crisi di impresa
Per la risoluzione della crisi di impresa e la conseguente ristrutturazione aziendale, il nostro ordinamento indica numerose e differenti procedure che hanno tutte la medesima finalità di gestire e superare lo stato di crisi.
È fondamentale, in ogni caso, che l’imprenditore attui un piano di risanamento che consenta, non solo di identificare le cause, ma anche di individuare gli strumenti più opportuni e le strategie più adatte per superare le difficoltà di carattere finanziario ed economico.
Identificare le ragioni e la natura della crisi ed analizzare tutte le posizioni debitorie dell’impresa in difficoltà è un’attività indispensabile per la salvaguardia del patrimonio aziendale: solo grazie ad un’attenta analisi è possibile individuare lo strumento di risoluzione più adeguato al superamento della crisi.
Avv. Francesco D’Antuono
Tutti gli strumenti per la risoluzione della crisi di impresa
La composizione negoziata
La composizione negoziata è un metodo per aiutare gli imprenditori in difficoltà a gestire le crisi finanziarie in modo preventivo o correttivo.
Non è un processo giudiziario, ma un percorso volontario, riservato e negoziato sotto la supervisione di un esperto nominato dalla Camera di Commercio. Serve a preservare la continuità aziendale. Se le trattative con i creditori hanno successo, si possono stabilire contratti o accordi per la continuità aziendale.
Offre vantaggi, compresi quelli fiscali. Se non ha successo, l’imprenditore può comunque ricorrere ad altri strumenti di gestione della crisi e dell’insolvenza.
Il piano attestato di risanamento
Il piano attestato di risanamento, disciplinato dagli articoli 56 e seguenti del C.C.I.I., è uno strumento negoziale privato che non coinvolge il Tribunale né nelle trattative preliminari né nella definizione dell’accordo successivo.
Non è considerato uno strumento concorsuale poiché non richiede la supervisione dell’Autorità Giudiziaria o il coinvolgimento dei creditori.
Si tratta di un piano d’impresa che identifica le cause della crisi, analizza le caratteristiche dell’azienda e del suo mercato di riferimento, e pianifica interventi correttivi per il suo risanamento.
L’accordo di ristrutturazione del debito
Nell’accordo di ristrutturazione del debito tradizionale, l’imprenditore deve concordare con almeno il 60% dei creditori, per rideterminare i debiti e le scadenze.
È essenziale che l’imprenditore paghi completamente i creditori non inclusi nell’accordo.
È richiesta l’attestazione di un professionista indipendente per verificare la veridicità dei dati aziendali e la sostenibilità del piano.
Una novità importante nel nuovo C.C.I.I. è l’introduzione del cram down fiscale, che permette di considerare l’Erario come creditore aderente anche senza la sua partecipazione diretta. Tuttavia, è necessario dimostrare che questa adesione sia fondamentale per ottenere le maggioranze richieste dalla legge e che l’accordo offerto sia vantaggioso rispetto alla liquidazione.
Il piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione
Recentemente introdotto dal Codice della Crisi di impresa e dell’insolvenza, il piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione (P.R.O.) è un mezzo efficace per risolvere le sfide finanziarie delle imprese.
Tuttavia, non è accessibile alle cosiddette “imprese minori”, ai liberi professionisti, agli imprenditori agricoli o ai consumatori.
Il concordato preventivo
Il concordato preventivo rappresenta uno degli strumenti più efficaci a disposizione dell’imprenditore per condurre la propria impresa al di fuori della crisi.
Il nostro ordinamento distingue tra concordato liquidatorio e concordato in continuità, riservando al primo un ruolo residuale in ragione di una preferenza verso strumenti che siano in grado di perseguire il riposizionamento sul mercato delle imprese in crisi.
La transazione fiscale
Nell’ambito delle operazioni di ristrutturazione del debito assume un particolare rilievo la c.d. Transazione Fiscale, disciplinata all’art. 88 del Codice della Crisi di impresa e dell’insolvenza e rubricato “Trattamento dei crediti Tributari e Contributivi”.
Detto istituto riflette il principio generale accolto nel nostro ordinamento di poter sottoporre a falcidia qualsiasi credito di natura privilegiata, ivi compresi i crediti erariali.
La finalità di salvataggio aziendale e di conservazione della continuità aziendale giustifica la facoltà, per l’imprenditore in crisi, di proporre, con un piano concordatario, il pagamento parziale, anche dilazionato, dei tributi e dei relativi accessori amministrati dalle agenzie fiscali o dagli enti gestori di forme di previdenza.
L’imprenditore, dunque, avrà la possibilità di prevedere un pagamento parziale e/o dilazionato dei tributi sia per quanto riguarda la parte del capitale che per la parte degli interessi indipendentemente dal fatto che detti tributi abbiamo natura privilegiata o chirografaria.